Il linguaggio è esoterismo. Come in una formula magica le parole si concatenano. Ogni discorso è un mantra che l'uomo ha la necessità di recitare. Il linguaggio è mistero e fascino fuori dal tempo, una cura dell'anima e talvolta un'eclissi. Ma siamo davvero in grado di lasciarci andare? Abbiamo il potere di ascoltarci fino in fondo? Non serve rispondere, meglio guardarci dentro.
Le parole ci aiutano a restare a galla, ci salvano nei momenti di crisi, ci permettono di comunicare con il mondo e talvolta con noi stessi. Siamo padroni del linguaggio, siamo veicolatori, inventori, spesso impavidi alchimisti. L'abilità dell'oratore, però, non coincide sempre con una vera e propria consapevolezza dei contenuti. Si naviga in oceani gelidi e sconosciuti, si perde la bussola ma mai si abbandona il linguaggio, perché il linguaggio, nel bene o nel male, è il nostro porto sicuro.
Ci sono macigni che premono sui polmoni e non ti permettono di trasformare le sensazioni in parole. Ci sono blocchi mentali, leggi astrofisiche, paranoie e dizionari presi troppo alla lettera.
I nostri avi assecondavano solo le pulsioni, non avevano una lingua codificata eppure si esprimevano già con metafore degne dei migliori ingegneri del verso. Cosa significa? Che siamo degli uomini di Neanderthal arrivati al 100° stadio evolutivo, ma grazie al cielo è ancora in noi quell'innata capacità. Anche se il nostro linguaggio è forbito e tremendamente articolato, non possiamo pensare di poter racchiudere certe sensazioni in creative esternazioni o lunghe perifrasi. Siamo d'accordo, esistono parole universalmente condivise, parole che esprimono concetti universalmente speciali, ma le menti sono così singolari che basta un battito di ciglia per svuotare quelle parole e basta un nuovo battito di ciglia per riempirle con nuovi significati.
Ci sono macigni che premono sui polmoni e non ti permettono di trasformare le sensazioni in parole. Ci sono blocchi mentali, leggi astrofisiche, paranoie e dizionari presi troppo alla lettera.
I nostri avi assecondavano solo le pulsioni, non avevano una lingua codificata eppure si esprimevano già con metafore degne dei migliori ingegneri del verso. Cosa significa? Che siamo degli uomini di Neanderthal arrivati al 100° stadio evolutivo, ma grazie al cielo è ancora in noi quell'innata capacità. Anche se il nostro linguaggio è forbito e tremendamente articolato, non possiamo pensare di poter racchiudere certe sensazioni in creative esternazioni o lunghe perifrasi. Siamo d'accordo, esistono parole universalmente condivise, parole che esprimono concetti universalmente speciali, ma le menti sono così singolari che basta un battito di ciglia per svuotare quelle parole e basta un nuovo battito di ciglia per riempirle con nuovi significati.
E' tutto normale, nulla di inspiegabile.
Quando ci addentriamo nella sfera sensoriale il rischio che si corre è quello di perdere l'essenza della cosa in sé. Si finisce per rinchiudere un brivido in un suo effetto, si finisce per raccontare il brivido utilizzando la concretezza della pelle che si raggrinzisce e che comunemente definiamo "pelle d'oca". E se iniziassimo a riconoscere i limiti del linguaggo? Non sarebbe tutto più semplice? "Non so spiegartelo a parole!" Bambini, adolescenti, adulti utilizzano questa frase, più o meno in maniera consapevole. C'è un istante preciso che ci fa capire che è inutile cercare le parole più giuste e quello è l'istante in cui il cervello elabora il "non so spiegartelo a parole" e le labbra assecondano vocalmente l'input.

Il linguaggio è il nostro tutto, ma diventa il nostro più grande avversario quando ci scontriamo con cose lontane dalla concretezza, con "cose" di natura diversa che esistono anche se non possiamo toccarle. E' li che iniziamo a tremare, perché quelle "cose" ci fanno paura, perché siamo umani e temiamo tutto ciò che è fuori dal nostro controllo, fuori dalla nostra portata diretta.
Impariamo ad ascoltare il diversamente-detto, apprezziamone i limiti, apprezziamo di più quelle "cose" che ci fanno sentire inermi e moltiplichiamo i "non so spiegartelo a parole"; ben vengano, che ce ne siano a bizzeffe e per tutti, perché spesso i "non so spiegartelo a parole" raccontano più storie di quelle che pensiamo di raccontare facendo fare i tripli salti mortali alle parole.
Ditemi un po': che rapporto avete con i "non so spiegartelo a parole"? E' una frase che sentite vostra o avete sentito vostra in qualche occasione particolare?
Credit Photo: Ph Bj Formento- Art Direct Formento & Formento- Make up Grazia Carbone- Hairstyle Barbara Fiorenza
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