Della scrittura c'è una cosa che mi affascina: lei assorbe la tua essenza e la conserva intatta per sempre. Il tempo ti cambia, smussa parti di te, uccide pensieri, cambia colore ai sentimenti, il tempo devi fartelo amico e c'è solo un modo per bloccarlo: scrivere.
Chi scrive riesce sempre a viaggiare nel tempo, immobilizza un istante, lo fissa e lo riprende quando ne ha voglia, quando ha voglia di ritrovarsi o sente il bisogno di scavare ancora. Quando incappi in quelle pagine ingiallite dal tempo, ti sembra un po' di sfogliare un ricordo mai sbiadito.
Ti immergi in un flusso di pensieri e di colpo ti ritrovi con qualche ruga in meno e con qualche squarcio in meno sul tuo cuore. Ogni cosa che hai scritto ti appartiene per sempre, appartiene a quel che eri, o a quello che ti circondava un giorno. Insomma, in ogni cosa c'è un po' di te, puoi negarlo fino alla morte, puoi disconoscere quel mondo, ma la verità è che ci sei dentro con tutte le scarpe. Ogni riga è intrisa di un po' di noi ed è per questo motivo che chi scrive ha un senso di protezione e gelosia nei confronti delle proprie creature. Oggi ho ritrovato un vecchio quaderno, avevo 14 anni e scrivevo i titoli in rosso e i testi con la Staedtler blu. Un brivido ha attraversato il mio corpo. Ho iniziato a leggere e mi sono tuffata nel passato, era esattamente mezza vita fa. Ho buona memoria per tutto, ma non per ciò che scrivo, io tendo a rimuovere, lascio nero su bianco i pensieri e faccio tabula rasa nella testa. Inizio a leggere e qualche flash rinfresca la mia memoria, quante cose sono cambiate...disconosco un po' il mio modo di scrivere, la tentazione di rielaborare il racconto è forte, adesso utilizzerei altre parole, i protagonisti si muoverebbero diversamente, ma avrebbe senso mettere mano al passato? Perché perdere l'essenza? Perché contaminare l'ingenuità e la freschezza degli assaggi del primo amore? Ho deciso. Lascio tutto così com'è e lo condivido con voi, perché ciò che è mio...è sempre un po' anche vostro.
"Ancora uno sguardo!"
"Ancora uno sguardo!"
Tempo di somministrazione: 8 minuti
Uno sguardo alle volte può bastare..
Uno sguardo alle volte può bastare..
Devi saperlo percepire, devi riuscire a scontrarti con quello giusto,
devi cercarlo tra migliaia di occhi.
devi cercarlo tra migliaia di occhi.
Senza timore, senza paura.
Cammina a testa alta, sorridi al mondo, osservalo e poi sogna, mettici tanta forza e non vergognarti. La fantasia è qualcosa di puro e se crescendo riesci a mantenere l'immaginazione di un bambino...
Beh, allora ritieniti pure fortunato!
Sogna sempre di più, spalanca gli occhi, spalanca il cuore, aprilo, non temere, lascialo battere forte, sempre più forte..
Non devi controllarlo,non devi frenarlo...Non DEVI !
<<Senti,scusa...>>
<<Scusa...>>
Il traffico cittadino e la tenue e dolce voce, forse troppo bassa, impediscono alle due ragazze di sentire il richiamo. Ma lui imperterrito, con la stessa flebile melodia:
<<Scusa...>>
Il traffico cittadino e la tenue e dolce voce, forse troppo bassa, impediscono alle due ragazze di sentire il richiamo. Ma lui imperterrito, con la stessa flebile melodia:
<<Ti prego, girati! >>
D'un tratto alle orecchie di una delle due quindicenni arriva una voce, lentamente la più alta si gira. Timorosa alza lo sguardo che inconsapevolmente si incontra e si incrocia con un altro.
Due grandi occhi blu la ammirano teneramente, lei viene quasi pietrificata, rimane immobile, colpita.
Ha un nodo alla gola:"E' stupendo!"
Nessuno tra i ragazzi che aveva conosciuto l'aveva mai attratta in quel modo.
Alto, fisico asciutto, viso angelico, lineamenti quasi perfetti,labbra morbide, occhi di ghiaccio, capelli nero corvino; era lui il ragazzo dei suoi sogni, da tanto lo immaginava sperando in un incontro...e chissà, forse l'ingenua brunetta era la "principessa" che quell'intrigante "contadino"(come lui si definiva) tanto aspettava.
Fermi davanti al maestoso arco: un semaforo rosso, un orologio che segna le 18:42, il simbolo della Metro e poi quel piacevole scambio di occhiate.
<<Mi hai colpita da subito,sei stupenda!>>
Le guance di lei arrossiscono, timidamente gli occhi si abbassano e silenzioso esce un semplice:
<< Grazie, troppo buono.>>
<<Sai, mi hai fatto correre...Camminate ad un passo troppo veloce...Però mi son detto, "devo raggiungerla,devo sapere almeno il suo nome" ...e così eccomi qui a disturbarti!>>
<<Macchè, nessun disturbo!>>
Veronica è lì accanto, forse annoiata da quelle attenzioni che quel tipo riserva all'amica.
Alessandro rimane con un finto ed ebete sorriso ed ascolta incantato il compagno di avventura.
<<Beh, insomma come ti chiami?>>
Lui sorride e la fissa.
<<Mi chiamo Alessia e tu?>>
<<Piero, molto piacere!>>
Per la prima volta Alessia vorrebbe prolungare quella conoscenza, ma le campane delle chiese gemelle cominciano a rintoccare, la risvegliano e le ricordano che come una Cenerentola dei giorni nostri sta facendo tardi.
Lei lo guarda quasi incitandolo a chiederle il numero, vuole rivederlo...
<<Vi va di fare una passeggiata insieme?>>
Le due si osservano, si capiscono, ma sanno entrambe cosa rispondere.
<<Non possiamo, dobbiamo andare via, per noi è tardi!>>
<<Non vorrei essere sfacciato però...Quando ci rivedremo?>>
Alessia sorride dolcemente poi alzando le spalle:
<<Non lo so'!>>
<<Ti va di scambiarci i numeri?>>
<<Si, d'accordo!>>
I minuti scorrono inesorabili, così dopo aver segnato il numero sul cellulare le due sono costrette a scappare via. Scendono di corsa le scalette della fermata di Flaminio e intanto si confidano:
<<Ma ti piace?>>
Alessia cerca di controllarsi, non vuole mostrarsi troppo entusiasta, è molto riservata e dice il necessario.
<<E' un bel ragazzo, no?>>
<<Hey, ho visto come lo guardavi e...conoscendoti posso dirti che non è il solito sguardo, insomma, non è quello che riservi a tutti!>>
<<Si, è il mio solito sguardo...Non posso mica cambiarlo!>>
Le risponde in modo secco, quasi infastidita. Ma Veronica insiste:
<<Beh, conoscendoti mi sei sembrata interessata, cosa ci sarebbe di male ad ammetterlo? Non è mica un crimine!?>>
Aveva ragione...perché nasconderlo? Ma Alessia è testarda.
<<Uffa Vero...Finiscila!>>
La guarda, le sorride e pensa a quanto quell'amica riesca a capirla.
In quella tiepida notte di Marzo, l'unico volto che Alessia aveva in mente era quello del bel pallavolista. Il suo principe azzurro finalmente aveva un nome e lei poteva fantasticare, creare castelli in aria e sognare. Qualche squillo, qualche messaggio, parole bellissime, frasi adulatrici...Lei è sensibile ai complimenti e Piero sa davvero corteggiarla.
Il giorno dopo altri squilli, messaggi, e poi una telefonata, un'altra ancora, risate, battute, frecciatine, confessioni e il feeling che cresce. Passavano i giorni e lui era sempre più attento e più preso da lei. La chiamava, le chiedeva di raccontargli la mattinata passata a scuola, gli allenamenti del giorno prima e poi...
<<Ale ma quando potrò riavere il piacere di ammirare i tuoi bellissimi occhi?>>
Le aveva chiesto di uscire, lo aveva fatto con classe, con tatto e in un batter d'occhio, senza volerlo (e senza poterlo immaginare) aveva rovinato tutto.
Sì, aveva distrutto tutto ciò che poteva essere o divenire.
Quante volte quella ragazza aveva evitato un'uscita a due? Quante volte aveva piantato lì un ragazzo inventando scuse pur di non fissare un appuntamento? Troppe, troppe volte. E come tutte le altre volte anche ora a quella semplice richiesta Alessia deviava, cambiava il comportamento.
<<Mi dispiace ma per questa settimana sono impegnata con il calcio.>>
Rifiuta l'invito, si chiude a riccio come per difendersi...Ma da cosa? Piero le piaceva, le facevano piacere tutte quelle attenzioni, quel sentirlo sempre più spesso e più vicino non le dava affatto fastidio...Anzi! L'idea di uscirci però non l'aveva ancora ponderata, non voleva, preferiva evitare. Voleva lasciare affievolire piano piano, quella morsa per lei troppo stretta.
Il telefonino squillava le ore, la stessa suoneria le rombava nelle orecchie ma lei fingeva di non ascoltare quel lamento, era certa che fosse meglio così: nessun illusione, nessun problema e tutto come prima.
Stava scappando, fuggiva velocemente da qualcosa che la spaventava, si comportava come una bambina ma non riusciva a farne a meno.
Ogni giorno quel tono personalizzato squillava impazzito e ogni giorno la ragazza osservava quel cellulare senza toccarlo, quasi avesse paura di distruggere tutto con una sola pressione di un tasto.
Non squillò più, arrivò solo un messaggio: secco, pungente, cercato.
<<Non ti va di sentirmi? Non ti disturberò mai più!>>
Non l'aveva mai disturbata, né quel giorno né mai. Alessia si era comportata di nuovo come una sciocca e capricciosa fanciulletta che preferisce non affrontare i cambiamenti, perché è risaputo, rispondere a quel telefono ogni giorno avrebbe potuto portare ad un cambiamento...
Adesso era dispiaciuta, non voleva essere considerata immatura e stupida proprio da quel ragazzo.
Decide così di rimettersi in gioco, vuole rimediare e dopo lunghe riflessioni tenta di farsi perdonare.
Risponde a quel gelido sms con un ampolloso ed enfatizzante poema epico nel quale si scusava di non averlo potuto avvisare prima del cellulare guasto che non le permetteva di ricevere nulla.
Gli spiega poi di averlo riparato e immediatamente quel prefisso di Tivoli la ricontatta.
Non sembra seccato o magari cerca di mascherare bene, vuole assecondarla e fingersi così credulone.
Lui scherzando le spiega i suoi pensieri e lei ride cercando di sdrammatizzare.
Tutto sembra apposto fin quando Piero le chiede di nuovo di uscire:
<<Questa settimana lo trovi un pomeriggio per me?>>
Ci risiamo, lei si rifugia, tenta di sparire ancora ma questa volta è diverso...
<<Mi alleno tutti i giorni, non ce la farei proprio, non ho un giorno libero, capisci?>>
<<Non puoi saltarne uno? Se vuoi ti vengo a vedere mentre ti alleni..>>
A quelle parole lei rimane di stucco, si sente incastrata,piacevolmente incastrata.
Lui è così disponibile, sembra davvero interessato ma lei come un uccello in gabbia tenta di dimenarsi, scappa, si allontana ancora, questa volta, forse per sempre...
Tante volte l'uno pensava all'altro, ma nessuno dei due aveva il coraggio di ricomporre quelle 10 cifre. Passano la bellezza di un anno e 5 mesi e sui loro cellulari mai nessuna notizia della casuale conoscenza. Si erano persi per sempre, almeno così credevano, dato che, nessuno dei due avrebbe mai pensato ad un altro scontro fatale.
Il destino però è beffardo, ama le complicazioni, si prende gioco dei cuori solitari, si diverte e li stuzzica e così precisamente il 6 Luglio del 2002 li vuole rivedere insieme, di nuovo lì, dietro il caotico sfondo, quello che ospita ogni giorno milioni di persone. Tanti corpi sconosciuti che si strusciano senza neanche guardarsi. Quasi per magia o per coincidenza lui e lei erano in direzioni opposte, si trovavano sulla stessa corsia e passeggiavano tranquilli chiacchierando con il proprio amico che, a distanza di un anno e mezzo, era cambiato.
Il silenzio li assale entrambi, subito si azzittiscono. Per un attimo si fermano in mezzo a quella folla impazzita. Il tempo si arresta intorno a loro...e quei due sguardi si sfiorano di nuovo, maledettamente.
Alessia lo fissa, gli piace e gli ricorda qualcosa. Riaffiora inesorabile un flash "Piero..!"
Immediatamente riesce a ricollegare: quei fari celesti appartengono a lui.
Di colpo senza avvisare Federica si volta, si gira quasi per cercare un nuovo scambio di sguardi.
Piero era lì, fermo in Via Condotti, voltato verso di lei senza capire il vero motivo, sorpreso, curioso.
Di nuovo un colpo di fulmine?
Sì, forse si...
L'ormai sedicenne era soddisfatta. Aveva ricatturato la sua attenzione e un po' emozionata e speranzosa continuava la passeggiata...
<<Fede, ho visto..>>
Non fa in tempo ad iniziare il racconto dell'accaduto che si sente afferrare per un braccio:
<<Aspetta, non puoi scapparmi ancora!!!>>
Nuovamente quel volto angelico, nuovamente quella voce la incitava a fermarsi. Per qualche istante i due sembrano sfidarsi, si osservano, si studiano e poi lei prende in mano la situazione:
<<Tu sei Piero!>>
<<Ti ricordi di me?! Che memoria...Aspetta, non credere che io mi sia dimenticato di te.>>
Di tempo ne era passato, molte cose erano cambiate, molte, ma per loro forse troppo poche, lei in fondo era la stessa di quel lontano Marzo: ingenua, sognatrice e innocente.
Un abbraccio sincero poi due bacetti guancia a guancia, altre occhiate, questa volta sorridenti, distese, rilassate...
<<Che fai? Ti va di farci una passeggiata insieme?>>
Alessia si volta verso l'amica, lo sguardo è complice, le parole tra loro non servono, si capiscono sempre al volo e riescono a comunicare anche in situazioni dove il confronto sarebbe impossibile.
<<Va bene!>>
Questa volta il destino ha pensato davvero a tutto..
Erano le 17 e di tempo ce n'era abbastanza. Il piacevole pomeriggio sembra però scorrere velocemente e dopo essersi scambiati decine di informazioni importanti circa le loro vite sono costretti a salutarsi. Di nuovo lì, quel palcoscenico li rivede abbandonarsi:
<<Ciao Ale, ci sentiamo!>>
<<Ciao!>>
Altri due bacetti, questa volta le labbra di Piero si stampano sulla guancia, la sensazione è piacevole.
Un ultimo sguardo e poi i due destini si dividevano ancora, ancora una volta si trovavano a percorrere due percorsi opposti, lontani. Entrambi tornavano a casa, ognuno continuava a convivere con i propri pensieri, con le proprie illusioni, con le proprie paure...Ma soprattutto ognuno si trovava a combattere con i proprio sogni.
<<Fede non puoi capire...troppo strana questa cosa, è carino vero?>>
Alessia le racconta tutta l'avventura, il primo incontro casuale, il suo comportamento e poi..e poi le spiega l'euforia che sente esplodere in sé, un'euforia shakerata ad un senso di timore, un frullato dolce e salato.
Federica come al solito l'ascolta e cerca di comprenderla. Le due sono tanto simili ma anche tanto diverse. Alessia è molto razionale, riservata...e in certi casi si fa troppi problemi. Dovrebbe forse lasciarsi andare di più, dovrebbe forse essere più libera mentalmente, dovrebbe vivere le cose in modo più sereno, dovrebbe insomma rubare all'amica un po' della sua irruenza, quel buttarsi a capofitto nelle cose, quella voglia di non pensare, quella voglia di vivere l'attimo.
<<Si, non è male..>>
Anche i loro gusti estetici sono differenti e quell'affermazione vaga ad Alessia poteva bastare, poteva infatti considerarla una sincera approvazione.
<<Si farà sentire? Insomma, non l'ho trattato benissimo..>>
<<Ma si vedrai... cero che si farà sentire..>>
Aveva ragione, anche quella volta aveva ragione.
La sera Piero è un'altra volta impeccabile, le esprime la sua contentezza per l'incontro, le spiega le intenzioni del destino alludendo ad un qualcosa che in futuro spera possa nascere tra loro.
Passano i giorni, ma questa volta continuano a sentirsi e quando Piero tenta di proporre un'uscita lei non rifiuta.Il messaggio era lungo e romantico, il ragazzo aveva capito che Alessia era una sognatrice e così nel testo egli si definiva un modesto contadino che per caso aveva incontrato la più bella principessa del reame e in modo bizzarro e assurdo cercava di farle la corte, quasi fosse impossibile quell'uscita tra ceti diversi.
Era carino, dolcissimo, troppo perfetto?
I dubbi nascono in ogni situazione, l'uomo è nato per dubitare, nel bene e nel male non fa altro che dubitare. Eppure sarebbe semplice fidarsi, eppure sarebbe facile ascoltare l'altro. Ma fidarsi non è poi così facile. Intanto le vite dei due ragazzi continuavano, distanti...Lei usciva tutti i pomeriggi con la sua amica Chiara, un'amica riscoperta nel periodo estivo, perché l'estate è cambiamento, novità e scoperte. L'estate è il periodo delle scelte, di scelte sudate, di scelte che ti portano ad abbandonare e a far sciogliere al sole bollente tutto il resto, di scelte che poi rimpiangi, di scelte che però alle volte santifichi, di scelte che ti fanno passare momenti indimenticabili, di scelte che nel freddo inverno ti fanno sentire ancora il calore estivo.
Nel frattempo le tante uscite, i tanti pomeriggi passati a Via del corso le avevano fatto conoscere tanti ragazzi, ma uno in particolare l'aveva incuriosita da subito e la metteva in crisi. La portava a chiedersi: "Cosa devo fare?"
Piero le piaceva davvero tanto, amava quel suo modo di fare sempre brillante, amava quel suo scherzare, quel suo saperci fare, però anche la nuova conoscenza la incuriosiva molto. Era un ragazzo semplice, carino, riservato, misterioso, particolare:diverso. Non aveva alcun dubbio, o meglio ne aveva fin troppi e l'unico modo per liberarsene era vivere.
Per prendere la giusta decisione sarebbe dovuta uscire con entrambi...Le sarebbe servito per capire, per capirsi.
Il 27 Luglio sale le scalette della solita fermata della Metro, quella fermata che le aveva creato i dubbi e che adesso doveva aiutarla a farli sciogliere..
Subito si trova davanti a lui, sempre puntualissimo, carinissimo, sorriso smagliante e battuta pronta.
Si erano messi d'accordo al telefono: lui avrebbe portato due suoi amici e lei avrebbe dovuto portare due sue amiche.
Le complicazioni sono però sempre dietro l'angolo e così all'ultimo secondo Alessia si ritrova in preda al panico. Le ragazze le avevano dato buca avvisandola soltanto 2 ore prima dell'appuntamento e così un pò nervosa ma con tanta voglia di rimediare, tenta l'impresa last minute, cerca di rintracciarne altre.
Riesce a trovare Cristina. La diciassettenne era una sua compagna di classe, un tipetto tutto pepe, una ragazza molto sveglia e davvero diversa da Alessia. Lei però non aveva altra scelta, non doveva lamentarsi, doveva solo ringraziarla, in fondo era stata disponibile.
Erano cinque, erano dispari...ma con Cristina non ci sono problemi, sarebbe stata in grado
di gestire un'intera caserma militare.
Iniziarono a passeggiare.
Piero si dimostra sempre attento, l'ascolta, la guarda, la copre di complimenti; Cristina cammina e urla, cigola come una bicicletta, lancia strani versi e poi inizia a mettere in imbarazzo i 3 ragazzi, fa battutine maliziose, li fa arrossire.
Alessia vuole riprendere in mano la situazione, si pente di quella scelta obbligata, vorrebbe prendere la lingua lunga dell'amica e pestarla ma non potendo inizia a lanciarle delle occhiate minacciose.
Continuano a camminare, Cristina crea monologhi e dialoghi sciocchi. Alessia rinuncia, sa che ogni parola di minaccia con l'amica può solo far degenerare la situazione, così si limita e spera nell'intelligenza di Piero. Dopo qualche minuto arrivano al Pincio, questa volta è Piero a lanciare un'occhiataccia, indirizzata però agli amici:
<<Bene, dove ve ne andate? Ci sono i Rent show..>>
<<Tranquillo ora ce ne andiamo>>
I due cugini si allontanano ridendo e portando sotto braccio la biondina che allegramente si aggrappa e saltella qua e là.
Piero ed Alessia si siedono, lei si sente in imbarazzo, lui cerca di metterla a suo agio. Si guardano, lei abbassa gli occhi, arrossisce, lui le parla dolcemente:
<<Sei bellissima!>>
Lei non risponde. Piero si avvicina un po', sempre un po' di più. Si avvicina quel tanto che basta per trovarsi a 5 cm dal viso della ragazza.
Il silenzio è profondo, in molti film quei silenzi conducono ad altri silenzi..
Alessia però non ama le sceneggiate, non ama vedere i film ed inizialmente non capisce, non sa il motivo di quell'improvviso avvicinamento.
Non volendo lo fissa, è catturata da quelle due perle, lo fissa imperterrita e lo brucia quasi urlandogli un tremendo "Ma che sei matto?" e poi delicatamente si scanza. Lui arrossisce, ride,sdrammatizza fingendo di piangere.
<<Che figuraccia, cioè, ti sei spostata!!!Ora ti chiedo il permesso, forse è più giusto, posso baciarti?>>
Lei diventa bordeaux, quella domanda era nuova, buffa, quale sarebbe stata la risposta giusta...quale? Ma non era un quiz, avrebbe dovuto ascoltare i battiti del cuore..Tutto era strambo, ma stava vivendo, aveva davanti la realtà, aveva davanti un ragazzo a cui doveva rispondere e sapeva di non potersi sottrarre alla risposta, non poteva non rispondere, non poteva chiudere la conversazione, non era al telefono, doveva affrontare la situazione a 4 occhi.
<<Dai, meglio di no!>>
Piero ha un tuffo al cuore, ma che razza di risposta è...Il bacio è una delle cose più semplici e più belle che due persone possono regalarsi, perché evitare?
<<Ale, sei bellissima...Ho troppa voglia, posso baciarti?>>
Lui insiste, ci riprova. E' brutto essere rifiutati ma lei è testarda, pensierosa, indecisa e troppo presa a riflettere. Il bacio con Piero non le avrebbe più permesso di vedere l'altro ragazzo, nella sua testa frullava quest'idea. Non è convinta, non sa se è quella la cosa giusta da fare.
Le scuse le cominciano a vibrare nella mente, le scuse le viaggiano senza sosta.."Piero è di Tivoli, è lontano, un rapporto tra noi sarebbe complicato." E' quello ciò che pensa ed è quello ciò che cerca di spiegargli, non vuole farlo rimanere male, le dispiace ma non vuole nemmeno baciarlo. E' perplessa, è indecisa, lui è dispiaciuto, cerca di convincerla che la distanza non è un problema:
<<Ale per vederti verrei in capo al mondo, ti raggiungerò tutti i pomeriggi dove vuoi tu, poi tra poco avrò la macchina e i km non ci divideranno che la notte, ti prego...Mi piaci troppo!>>
Era sincero, la guardava negli occhi. Era sincero il tremolio della sua voce, era sincera la sua espressione sfocata, sembrava davvero dispiaciuto.
<<Non lo so'..>>
Lui si riavvicina, lei allontana di nuovo.
<<E cosa dirò ai miei amici?! Che figura ci faccio, nemmeno un bacio!>>
A quelle parole non ha più dubbi, lui la bacerebbe per vantarsi con gli amici? Le basterebbe solo un bacio?
<<E cosa vuoi dirgli?Se ti fa piacere digli che ci siamo baciati.>>
<<Ma io voglio baciarti sul serio!>>
Cerca di riprendersi, lei però sembra più decisa...Se ne fa quasi una ragione.
Il pomeriggio finisce, Piero le regala una rosa rossa colma di passione, Cristina e i due ritornano dalla lunga pedalata, si sono divertiti.
Cristina ricomincia a creare il panico, frecciatine, battutine, prese in giro. Piero abilmente li semina, li fa andare avanti, finge di allacciarsi le scarpe, vuole stare con lei ancora un po', vuole baciarla a tutti i costi, vuole convincerla.
Insieme prendono l'ascensore e arrivano nel tunnel della Fermata della Metro Spagna. Lui le si avvicina, la guarda languidamente quasi chiedendole quel bacio con la forza del pensiero. Ma niente da fare i pensieri vengono respinti.
Le porte si aprono, lui la stringe forte a sé, vuole proteggerla, vuole farle capire che con lui può stare al sicuro, deve solo fidarsi. La chiude teneramente in un angolo.
La gente continua a scorrere, forse non si accorge dei due cuori che battono più del normale.
Le persone sono sempre troppo distratte, alle volte i discorsi diventano bizzarri perché nessuno riesce più ad ascoltare e quel martellante rumore di amori passa inosservato.
Piero la stringe sempre più forte, la copre con le possenti braccia, percepisce tutto l'imbarazzo della ragazza, sente i suoi timori:
<<Piccola, non voglio forzarti...Vorrei solo baciarti, chiudi gli occhi, dai, chiudili, stai tranquilla, lasciati andare.Vedrai sarà tutto bellissimo!>>
I corpi sono vicinissimi, lui non molla la presa, le labbra si osservano, si scrutano ma non si toccano.
<<Non devi fare una cosa per forza, ma se siamo usciti forse un pochino ti piaccio e allora..Non aver paura!>>
La faccia di lei cambia espressione, i lineamenti si addolciscono, l'espressione è meno tesa ma diventa paonazza.
<<Piero, andiamo..Sto facendo tardi!>>
Glielo sussurra sorridendo, la voce è bassa, sognante.
Il tempo è sempre troppo poco, i secondi scorrono sempre troppo velocemente e si portano via momenti, istanti preziosi. Il tempo non si può fermare, il tempo ti ruba tutto. Devi essere più furbo, più rapido, devi essere tu il ladro, il ladro del tempo perduto, il ladro di un tempo cercato, un Robin Hood del Carpe diem.
Intanto si allontanavano dall'angolino che li vedeva compressi, uniti mai come allora. Andavano a passo svelto, lui le prendeva la mano, gliela stringeva quasi stritolandogliela, aveva bisogno del contatto. A lei non dispiaceva, ma ogni tanto si staccava. Lui la riprendeva, l'abbracciava, la osservava e ritentava di baciarla.
Tutto è nullo, tutto è vano, con questo simpatico tira e molla arrivano ai binari:
<<Ale non puoi lasciarmi così...perché già so cosa significherebbe>>
Lui ritenta, l'abbraccia vigorosamente, chiude gli occhi...
Il viso dei due si avvicina sempre di più e poi si sfiorano, le labbra sono appoggiate una sull'altra. Per lei è la prima volta, non ha mai baciato nessuno, nemmeno per gioco, fin ora solo in sogno era capitato. Le sue labbra che avevano sfiorato solo la morbidezza di un burro cacao ora avevano conosciuto la dolcezza di altre morbide labbra che piano piano si schiudevano alla ricerca di un bacio differente, più intimo e segreto. Per Alessia questo bacetto innocente era già un grande passo, per lui forse era soltanto uno dei mille. Di sicuro però il più sofferto. Lo stacca per l'ennesima volta e con un sorriso lo saluta e se ne va.
La sera arriva qualche messaggio, i giorni successivi le richiede di uscire, lei si sente pressata, crede che dopo quell'ingenuo bacio lui ne voglia altri e diversi. Ma lei non può darglieli, non vuole o magari non se la sente.
In fondo però lo pensa e pensa sempre a tutti i singoli momenti, alle semplici parole e a tutto quello che ha passato con lui. Le dispiace non rivederlo, ma decide di evitare.
Le arriva un altro messaggio <<Mi hai stregato, 6 una zingara>>
Quello che per lui doveva essere un complimento diventa per lei una certezza, non vuole rivederlo.
Sono inutili i tentativi di Piero <<Zingara è il termine più bello che si possa attribuire ad una donna, perché non capisci?Perché fai così? Perché?>>
Quei perché rimasero lì, sempre più interrogativi, sempre più sospesi in quell'aria stramba e nuova.
Lui non ricevette nessuna risposta, no, mai più.
Quella ragazza le era sfuggita di nuovo, ad Ottobre si era fidanzata con Alberto, il diciassettenne che le impediva in quell'ultima uscita di essere serena e libera di esprimersi al 100% e da quel momento per lei iniziava un periodo bellissimo, un periodo colmo di emozioni mai provate.
Anche di Piero Alessia non ebbe più alcuna notizia.
Il destino che nuovamente li aveva uniti ne era uscito sconfitto. Aveva puntato su di loro ma aveva perso, aveva perso tutto. Chissà, forse un giorno si prenderà la rivincità? Chissà..Nessuno può saperlo, solo lui lo sa, solo quel destino che curioso, magari un giorno vorrà divertirsi e ritentare la sua sfida facendo scontrare magicamente i loro sguardi e trasformando quell'assaggio di primo bacio in un lungo e profondo brivido..
Per ora sì...Per ora le loro vite continuano distanti e parallele.
Ma la vita è un percorso lunghissimo, è un cammino tortuoso e pericoloso e prima o poi nell'infinita e breve corsa le parallele realtà tendono a incrociarsi, perché la vita è una continua probabilità, la vita è matematica, geometria, statistica. La vita è un caso, la vita è un film meraviglioso, è una pellicola che non finisce mai, ti fa sognare, sperare, ti riserva sorprese e colpi di scena..
Ma la vita è un percorso lunghissimo, è un cammino tortuoso e pericoloso e prima o poi nell'infinita e breve corsa le parallele realtà tendono a incrociarsi, perché la vita è una continua probabilità, la vita è matematica, geometria, statistica. La vita è un caso, la vita è un film meraviglioso, è una pellicola che non finisce mai, ti fa sognare, sperare, ti riserva sorprese e colpi di scena..
Tu continua a sognare, non chiudere gli occhi. Tienili ben aperti, spalancali senza paura..e quando meno te l'aspetti i tuoi occhi incroceranno di nuovo quello sguardo.
Sarà l'inizio di una magia. Da quel giorno potrai sognare senza pensare, da quel giorno la tua vita sarà un sogno...Ora aspetta quel giorno e non avere fretta.